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I fattori predittivi del successo personale secondo gli studiosi
Uno studio rivela i fattori predittivi del successo personale
Successo, benessere soggettivo, felicità sono i temi che negli ultimi anni hanno fatto da padroni negli studi della psicologia sociale.
I fattori che determinano il successo e la soddisfazione nella vita sono gli argomenti di uno studio pionieristico condotto all’interno di una prestigiosa accademia militare.La determinazione abbinata alle abilità cognitive è fondamentale per superare prove cognitive ed emotive.
Il contributo della psicologia positiva permette di ampliare gli studi anche ad altri campi di applicazione per incrementare il benessere personale.
Come la psicologia analizza i fattori del successo
Negli ultimi anni gli psicologi si sono focalizzati sul concetto di felicità e sull’importanza delle emozioni positive (Luthans, 2002). Rispetto alla psicologia tradizionale dove il focus era sulle emozioni negative o sulle difficoltà quotidiane, oggi la psicologia sta cercando di capire quali siano i fattori che rendano la vita degna di essere vissuta (ArthaudDay, Rode, Mooney & Near, 2005).
In che modo gli studiosi hanno affrontato temi come il benessere soggettivo, la felicità, il successo personale?
La psicologa Angela Duckworth dell’Università della Pennsylvania, i suoi colleghi della Duke University e della United States Military Academy hanno provato a dare una risposta portando avanti le ricerche sui fattori che determinano il successo.
In particolar modo, si è focalizzata sulla variabile “grinta” (grit), definita come la capacità di essere perseveranti nel raggiungere obiettivi personali a lungo termine.
Lo studio pioneristico sulla determinazione
In uno studio longitudinale su oltre 11.000 cadetti del West Point, il team di ricerca ha scoperto che la presenza di determinati aspetti cognitivi ed emotivi può prevedere risultati a lungo termine.
Tra gli aspetti rilevati vi era l’intelligenza, la determinazione e le capacità fisica.
Nella scelta del campione, Duckworth ha preferito cercare in un contesto in cui vi era maggiori probabilità di concludere il percorso prima dei termini. Ogni cadetto che entra alla West Point deve infatti intraprendere un lungo processo che dura due anni, dopodiché segue un periodo di iniziazione di sei settimane chiamato Beast Barracks.
In media solo tre cadetti su 100 riescono in questo difficile addestramento ed è proprio questa la motivazione che ha spinto la studiosa a focalizzarsi su questo campione.
Dallo studio, pubblicato nel 2007 nel Journal of Personality and Social Psychology, è emerso che è la determinazione a far pendere l’ago della bilancia verso il successo.
La ricerca è continuata anche per i 12 anni successivi, arrivando a raccogliere dati su 11.258 cadetti entrati nell’accademia militare. Alle analisi qualitative del team della dottoressa Duckworth, sono stati aggiunti anche i dati sugli addestramenti fisici e sulle prestazioni accademiche e militari raccolti dalla stessa West Point.
Sebbene la ricerca avesse messo in evidenza l’aspetto cruciale della determinazione nel prevedere il successo dei cadetti, questo non è abbastanza per spiegare in toto il fenomeno. Dallo studio é emerso che caratteristiche personali diverse prevedono risultati diversi.
Mentre nel periodo delle Beast Barracks, la grinta e la determinazione sono fondamentali per superare frustrazione fisica ed emotiva, negli anni successivi le cose cambiano. E’ nell’abilità cognitiva che gli studiosi ripongono la loro fiducia per affrontare le prove di apprendimento dei quattro anni successivi.
La combinazione della determinazione e dell’abilità cognitiva crea una combo vincente per potersi diplomare in accademie prestigiose come la West Point.
Al riguardo la dottoressa Duckworth ha affermato:
"Questo lavoro ci mostra che la grinta non è la sola determinante del successo. Sì, è molto importante perché aiuta le persone a mantenere le cose quando sono difficili, ma non è il miglior fattore predittivo di ogni aspetto del successo."
I risultati dello studio sulla West Point si possono applicare anche ad altri campi?
Esistono altre caratteristiche personali che possono influenzare e supportare il raggiungimento degli obiettivi? Come possono essere utili per aumentare il livello di benessere soggettivo?
Sebbene nello studio del team della dottoressa Duckworth venissero utilizzati anche test oggettivi come la SAT (un test utilizzato per misurare le capacità nelle diverse materie di studio), non è semplice misurare gli attributi emotivi.
La prospettiva futura della ricerca del team sarà quella di individuare nuovi approcci per valutare la determinazione e altri aspetti non cognitivi, non completamente emersi durante lo studio nella West Point.
E’ tutta una questione di prospettiva?
La risposta arriva direttamente dalla dottoressa Duckworth che ha aggiunto:
“Se vuoi condurre una vita felice, sana e utile devi coltivare molti punti di forza come onestà, gentilezza, generosità e curiosità”.
Senza dimenticare la determinazione, ovviamente.
Lo studio percorre la strada già aperta da altri studiosi riguardo le virtù ed il concetto di benessere soggettivo.
Secondo gli studi di Diener et al. (1997) il benessere soggettivo è un costrutto multi-dimensionale composto da:
- Presenza di supporto emotivo
- Mancanza di eventi avversi
- Capacità di dare una spiegazione razionale alle circostanze della vita.
In quest’ultimo caso la capacità di poter attribuire razionalmente delle cause agli eventi che ci capitano contribuisce in gran parte a definire il livello di soddisfazione nella vita. Questo livello riflette dunque l’aspetto cognitivo sulla percezione globale della propria esistenza (Peterson,Park & Seligman, 2005).
Il concetto di virtù è stato introdotto da Martin Seligman (2002), padre della psicologia positiva, correlandolo alla felicità. Essa, infatti, deriva dall’identificazione e dalla coltivazione dei punti di forza di ognuno in ogni aspetto della quotidianità.
Lo studioso offre un’interessante tassonomia delle virtù che, sviluppate, porterebbero al raggiungimento degli obiettivi.
Tra le dimensioni studiate dallo stesso Seligman (2004), la perseveranza è uno dei fattori determinanti soprattutto se abbinato al concetto di autoefficacia.
Le persone che perseverano generalmente si aspettano che la loro tenacia possa essere premiata come desiderano. Questo è stato dimostrato anche dallo studio di W.U. Meyer (1987) dove le persone che si percepivano più abili tendevano ad essere più persistenti degli altri partecipanti sia in compiti facili che difficili.
In conclusione vi è una mole ingente di studi che sottolinea come il successo sia un vasto campo di ricerca e che le definizioni non sono sempre uniformi. La determinazione come la focalizzazione sulla meta sono fattori che contribuiscono al raggiungimento dei loro obiettivi.
E’altresì vero che la ricchezza del costrutto permette a studi come quello di Angela Duckworth e della psicologia positiva di delineare un profilo ottimale di punti di forza da applicare ai programmi educativi, sociali e personali. La comunità scientifica dovrà occuparsi di trasmettere gli strumenti adatti per implementare programmi di empowerment cognitivi ed emotivi per migliorare il benessere soggettivo.
In che modo i professionisti sanitari potrebbero svolgere un ruolo cruciale nello sviluppo di capacità e skills utili per il raggiungimento di obiettivi a lungo termine?
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Fonti:
Duckworth, A.L., Peterson, C., Matthews, M.D.,& Kelley, D.R. (2007). Grit: Perspective and Passion for Long Term Goals. Journal of Personality and Social Psychology, 92, 1087-1101
Meyer W.U., Perceived Ability and Achievement-Related Behavior, in Motivation, Intention, and Volition pp 73-86, Springer, 1987
Seligman M.E.P. Authentic happiness, 2002, New York: Free Press.
Seligman M.E.P, Positive psychology, positive prevention, and positive therapy. In C.R. Snyder (Ed.), Handbook of positive psychology, 2002, New York: Oxford University, pp. 3–9
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